Descrizione
L'arte urbana di Andrea Gianfanti ha recentemente portato una ventata di colore e significato sulla parete esterna della nuova palestra di via Roma. L'artista, romagnolo ma bolognese di adozione, ha trascorso una settimana di luglio lavorando di notte per sfuggire al gran caldo estivo, trasformando l’edificio in una tela che vuole riflettere il tema della parità di genere, del rispetto del corpo e del consenso.
Andrea, ci puoi raccontare come è nato questo progetto e qual è stata la tua fonte di ispirazione?
Tutto è iniziato con il progetto 'Che genere di mondo', che il Comune ha avviato insieme a Mondodonna onlus e alle società sportive del territorio per affrontare i temi di genere e la parità. Abbiamo poi collaborato con il collettivo bolognese Parsec e organizzato laboratori dedicati al corpo, al movimento e al genere. La palestra, essendo un luogo di attività fisica e comunitaria, si prestava perfettamente a questo scopo per completare idealmente il progetto con dei segni destinati a restare nel tempo.
Puoi spiegarci meglio come si sono svolti questi laboratori?
I laboratori erano divisi in due parti. La prima parte era dedicata alla parola, alla condivisione di idee e al disegno. I ragazzi delle scuole, dei centri estivi e delle società sportive hanno dialogato con noi sui temi dati, esprimendo le loro emozioni e pensieri attraverso il disegno in maniera libera e aperta. La seconda parte dei laboratori era più fisica: sono state realizzate attività di arti circensi e con tessuti aerei per esplorare l’uso e la percezione del corpo nello spazio e per comunicare i temi trattati attraverso il movimento.
Come hai tradotto il lavoro dei ragazzi nel murales?
Abbiamo raccolto le foto scattate durante i laboratori, le parole scambiate con i ragazzi e i disegni che hanno realizzato. Da questo materiale, ho creato un mash-up per adattarlo al meglio possibile alla parete della palestra. Dopo aver discusso con l’architetto che ha fatto il progetto della palestra, abbiamo deciso di sfruttare le forme particolari dell’edificio, integrando calcestruzzo a vista e legno con i disegni dei bambini. La miscela di disegni è stata così riportata sul muro in modo da valorizzare il passato dell'edificio senza cancellarlo.
Qual è stato il processo di realizzazione del murales?
Ho lavorato di notte, di solito dalle 4 alle 11 del mattino, per sfruttare le ore più fresche e anche perché si lavora meglio in solitudine e con la calma delle ore notturne. Ci ho messo una settimana, è stato un lavoro fisicamente impegnativo ma molto gratificante. Ho cercato di essere il tramite di ciò che i ragazzi avrebbero voluto vedere sul muro, creando ingrandimenti e fusioni dei loro disegni in modo che comunicassero tra loro e mantenessero il maggior numero di ispirazioni che ci avevano tramesso durante gli incontri dei laboratori.
C’è un titolo per questo murales?
Non abbiamo ancora scelto un titolo definitivo. Verrà fatta nei prossimi mesi una pubblicazione che raccoglierà tutti i disegni e alcune foto dei laboratori e della realizzazione, spiegando l'opera. Abbiamo integrato anche i desiderata degli adulti che, durante la conferenza di presentazione del progetto, hanno espresso le loro opinioni su cosa avrebbero voluto vedere. L'inaugurazione ufficiale e la pubblicazione avverranno durante 'Granarolo in Festa'. Inoltre, verranno creati dei loghi, che rappresenteranno l'intero progetto, e saranno presenti nelle sedi dei centri sportivi e delle altre strutture coinvolte nel progetto.
Come descriveresti il tuo stile artistico in questo progetto?
Il murales è stato realizzato in uno stile astratto, che si presta a un processo creativo libero e continuativo. Questo approccio mi ha permesso di adattare e fondere i disegni dei ragazzi in un’unica opera armoniosa, senza imporre limiti alla creatività.
Cosa significa per te realizzare murales?
Per me, creare murales è una forma di comunicazione. Attraverso l’arte urbana, posso dialogare con la comunità e affrontare temi importanti in modo visibile e tangibile. Vivere a Bologna mi ha permesso di abbracciare questa forma di espressione artistica e di portarla in diverse realtà, come la nuova palestra di via Roma.
Con il suo talento e la sua dedizione, Andrea Gianfanti ha saputo trasformare un semplice muro in un'opera d'arte che parla di inclusività, consenso e parità di genere, lasciando un segno indelebile nella comunità di via Roma. Non vediamo l'ora di scoprire il titolo ufficiale e la pubblicazione che documenterà questo straordinario progetto durante 'Granarolo in festa'.
Andrea, ci puoi raccontare come è nato questo progetto e qual è stata la tua fonte di ispirazione?
Tutto è iniziato con il progetto 'Che genere di mondo', che il Comune ha avviato insieme a Mondodonna onlus e alle società sportive del territorio per affrontare i temi di genere e la parità. Abbiamo poi collaborato con il collettivo bolognese Parsec e organizzato laboratori dedicati al corpo, al movimento e al genere. La palestra, essendo un luogo di attività fisica e comunitaria, si prestava perfettamente a questo scopo per completare idealmente il progetto con dei segni destinati a restare nel tempo.
Puoi spiegarci meglio come si sono svolti questi laboratori?
I laboratori erano divisi in due parti. La prima parte era dedicata alla parola, alla condivisione di idee e al disegno. I ragazzi delle scuole, dei centri estivi e delle società sportive hanno dialogato con noi sui temi dati, esprimendo le loro emozioni e pensieri attraverso il disegno in maniera libera e aperta. La seconda parte dei laboratori era più fisica: sono state realizzate attività di arti circensi e con tessuti aerei per esplorare l’uso e la percezione del corpo nello spazio e per comunicare i temi trattati attraverso il movimento.
Come hai tradotto il lavoro dei ragazzi nel murales?
Abbiamo raccolto le foto scattate durante i laboratori, le parole scambiate con i ragazzi e i disegni che hanno realizzato. Da questo materiale, ho creato un mash-up per adattarlo al meglio possibile alla parete della palestra. Dopo aver discusso con l’architetto che ha fatto il progetto della palestra, abbiamo deciso di sfruttare le forme particolari dell’edificio, integrando calcestruzzo a vista e legno con i disegni dei bambini. La miscela di disegni è stata così riportata sul muro in modo da valorizzare il passato dell'edificio senza cancellarlo.
Qual è stato il processo di realizzazione del murales?
Ho lavorato di notte, di solito dalle 4 alle 11 del mattino, per sfruttare le ore più fresche e anche perché si lavora meglio in solitudine e con la calma delle ore notturne. Ci ho messo una settimana, è stato un lavoro fisicamente impegnativo ma molto gratificante. Ho cercato di essere il tramite di ciò che i ragazzi avrebbero voluto vedere sul muro, creando ingrandimenti e fusioni dei loro disegni in modo che comunicassero tra loro e mantenessero il maggior numero di ispirazioni che ci avevano tramesso durante gli incontri dei laboratori.
C’è un titolo per questo murales?
Non abbiamo ancora scelto un titolo definitivo. Verrà fatta nei prossimi mesi una pubblicazione che raccoglierà tutti i disegni e alcune foto dei laboratori e della realizzazione, spiegando l'opera. Abbiamo integrato anche i desiderata degli adulti che, durante la conferenza di presentazione del progetto, hanno espresso le loro opinioni su cosa avrebbero voluto vedere. L'inaugurazione ufficiale e la pubblicazione avverranno durante 'Granarolo in Festa'. Inoltre, verranno creati dei loghi, che rappresenteranno l'intero progetto, e saranno presenti nelle sedi dei centri sportivi e delle altre strutture coinvolte nel progetto.
Come descriveresti il tuo stile artistico in questo progetto?
Il murales è stato realizzato in uno stile astratto, che si presta a un processo creativo libero e continuativo. Questo approccio mi ha permesso di adattare e fondere i disegni dei ragazzi in un’unica opera armoniosa, senza imporre limiti alla creatività.
Cosa significa per te realizzare murales?
Per me, creare murales è una forma di comunicazione. Attraverso l’arte urbana, posso dialogare con la comunità e affrontare temi importanti in modo visibile e tangibile. Vivere a Bologna mi ha permesso di abbracciare questa forma di espressione artistica e di portarla in diverse realtà, come la nuova palestra di via Roma.
Con il suo talento e la sua dedizione, Andrea Gianfanti ha saputo trasformare un semplice muro in un'opera d'arte che parla di inclusività, consenso e parità di genere, lasciando un segno indelebile nella comunità di via Roma. Non vediamo l'ora di scoprire il titolo ufficiale e la pubblicazione che documenterà questo straordinario progetto durante 'Granarolo in festa'.
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Ultimo aggiornamento pagina: 02/08/2024 08:40:51