Descrizione
Corinna Tassinari, nata a Granarolo nel 1912, è scomparsa sabato scorso all’età di 106 anni.
Corinna, detta Gina, fece la staffetta partigiana nelle campagne tra Granarolo e Bologna, fu una protagonista dagli anni Settanta della vita sociale del Pilastro partecipando alla fondazione dell'attuale centro sociale.
Nella vita di tutti i giorni Gina lavorava come sarta e, pur non avendo avuto figli, tanti giovani si sono avvicinati a lei per seguire il suo esempio, e la sua famiglia l’ha sempre circondata di un grande affetto anche il giorno del suo funerale, celebrato lunedì 26 febbraio alla chiesa di Granarolo.
Ringraziamo il nipote e la pronipote di Corinna, che hanno voluto condividere il saluto fatto a Zia Gina durante le esequie.
"Mi chiamo Corinna Tassinari ma tutti mi conoscono come Gina, sono nata il 20 Aprile del 1912.
Io ero una staffetta partigiana, portavo dispacci, andavo sempre in bicicletta, ovunque. Verso la fine della guerra la mia famiglia era stata sfollata da Granarolo a Bologna.
Mio fratello mi diceve “Domattina bisogna andare a Ca’ de Fabbri a portare un dispaccio”. E io partivo in bici.
C’era anche mia cognata, che venne a Bologna prima di me perché era incinta. Lei col bimbo nella carrozzina portava i dispacci a Giuseppe Dozza. Anche lei faceva la staffetta. Dozza infatti era partigiano a Bologna prima di diventare sindaco.
Il giorno prima della liberazione di Bologna ero dovuta andare fino a S.Sisto a piedi, di nuovo – gli ultimi giorni si aveva paura ad usare la bici – ed ero così stanca, avevo le gambe tutte gonfie, che non sono neanche andata in piazza Maggiore a festeggiare con gli altri…
Nel 1969 venni ad abitare al Pilastro, e rimasi vedova nel 1971.
Nel 1977 cominciarono ad aprire il centro sociale, anche se noi avevamo già iniziato ad organizzarci da tempo, tra di noi anziani, che provenivamo da ogni parte d’Italia. Ci trovavamo a mezzogiorno alla “casa gialla” e con una macchinetta Moka facevamo il caffè, per stare insieme.
Questo è stato il primo nucleo della comunità del Pilastro, che si è formato con gente dalle estrazioni più diverse, da subito.
I locali e il piccolo parco in via Dino Campana erano l’ideale per la nuova sede del Centro, quindi io e altri del Comitato facemmo richiesta di poterlo gestire come centro sociale. Così il trasferimento avvenne nel 1980 e questa è ancora la nostra attuale sede. Con le nuove elezioni venni eletta presidente proprio io! Per adeguare questo locale abbiamo lavorato tutti, giovani e anziani, parenti e amici.
Un giorno incontrai una famiglia che conoscevo e mi chiesero dove abitassi.
Risposi “Al Pilastro” e loro mi guardarono con occhi sbarrati “Abiti al Pilastro? E come fai?”
Ma a me qui nessuno mi ha mai disturbato, sono sempre stata bene, andavamo tutti d’accordo e ci conoscevamo. La sera ci si metteva fuori le sedie e si chiaccherava, c’era i cortile.
Ora c’à molto razzismo verso gli stranieri, le mie amiche mi chiedonono “Ma a te piace ‘sta gente qui?” e io rispondo “Non vi ricordate che siamo emigrati dall’Italia per tanto tempo?” I primi che sono venuti qui erano profughi di guerra, mi facevano compassione. Ce ne sono tanti di stranieri qui al Pilastro, vengono da tanti posti diversi, ma si va ancora abbastanza d’accordo….
Nei suoi quasi 106 anni di vita, la Zia Gina (per noi tutti della famiglia) è stato un esempio di coraggio, generosità e gentilezza. Le sue cinque pronipoti, (già, solo pronipoti femmine, lei che per decenni è stata l’unica Tassinari femmina della famiglia…) portano nel loro cognome e nel loro DNA una grande eredità, di cui andare orgogliosi
La Zia Gina è stata un grande viaggiatrice, ha girato tutta l’Europa con il centro anziani, in pullman. Quante volte ci ha raccontato di quella volta che “….a Mosca avevamo camminato così tanto che quando mi sedetti per bere un po’ d’acqua mi dimenticai sul muretto il mio foulard preferito. Lo lasciai lì, perché non potevi mica chiedere a tutte le persone del pullman di tornare indietro per quello..”
Le rose rosse che l’accompagnano oggi sono il colore dell’idee politiche che, da buona partigiana, non l’hanno mai abbandonata, lei che girava spesso con una copia de “L’Unità” o qualche altro ritaglio di giornale in tasca.
La Zia Gina ci ha salutato così come ha sempre vissuto, con un sorriso gentile e tanta vita da raccontare.
Se la zia Gina fosse qui davanti a tutti VOI, così tanti, sono certo direbbe le stesse parole con cui ci ha accolto in tutte le ultime visite:
“Ma che sorpresa!! Non l’avrei mai detto!!”
Buon viaggio Zia Gina! E Grazie"