Descrizione

Granarolo dell'Emilia ha un'antica storia che affonda le radici nell'antichità villanoviana, come confermano anche i più recenti ritrovamenti nel capoluogo.

Il nome Granarolo deriva nelle parole latine “granarius”, “granarium” e “granariolus”, usate per indicare una terra dove si produceva grano. E romani sono i reperti archeologici rinvenuti a Cadriano; oltre alla centuriazione del territorio, ancora visibile, e ai numerosi toponimi latini che molto probabilmente sono all’origine dei nomi, non solo del capoluogo, ma anche delle attuali frazioni del comune. Quarto Inferiore potrebbe derivare da qartum lapidem (quarto miglio), Cadriano da Catureius o Caturius (nome del proprietario di un fondo), Lovoleto da Lupus (lupo) o lupolitus (zona a luppolo), Viadagola da Vitalia (in latino medievale: deposito di viveri).
Altri ritrovamenti rivelano, addirittura, la presenza sul territorio di popolazioni ancora più antiche. Sono stati rintracciati reperti ascrivibili con sicurezza all’età gallica che, sovrapponendosi in certi casi a precedenti insediamenti etruschi, si dislocano lungo la direttrice commerciale verso Spina, il Norditalia e l’Europa centro settentrionale.
Si dimostra, in questo modo, che la zona del Granarolese fu interessata (fin dalle età più remote e certamente dal periodo etrusco) da un fluire di scambi commerciali a lungo e lunghissimo raggio, che avrà sicuramente contribuito al mantenimento di buone condizioni economiche e culturali nelle comunità che vi erano insediate.
Si narra che il 4 maggio del 1252 a Viadagola, dall’unione di una bella contadina indigena e Re Enzo di Svevia (prigioniero a Bologna nel famoso e omonimo palazzo), sia nato il capostipite della famiglia Bentivoglio, che dominerà Bologna nel XV secolo. 

Il Comune come ente amministrativo autonomo nacque poco prima dell'Unità d'Italia con il nome di Viadagola. La prima seduta del nuovo comune, il 23 marzo 1860, elesse a sindaco Lodovico Gherardi. 
Nel 1871 fu deliberato l'acquisto di uno stabile, l'attuale palazzo municipale, funzionale alle esigenze dell'Amministrazione. Questa scelta portò nel 1875 a chiedere il cambiamento della denominazione, in seguito all'autorizzazione Regia dell'11 ottobre 1875, a partire dal 1876 il Comune assunse la nuova denominazione di Granarolo dell'Emilia. Venne scelto nell'occasione il nome di Granarolo, frazione emergente grazie alla sua posizione strategica lungo la via San Donato e lungo la linea Bologna-Malalbergo, centro di un considerevole traffico di beni e persone. 
Le condizioni del paese erano fondamentalmente buone, stando a quanto riporta il Questionario per l'inchiesta sulle condizioni igienico-sanitarie dei comuni del Regno del 1885. La popolazione era prevalentemente dedita all'agricoltura, e risiedeva in abitazioni con discreti requisiti di vivibilità; le condizioni igienico-sanitarie generali erano soddisfacenti, anche se mancavano vere e proprie strutture sanitarie, cosa che costringeva i residenti a rivolgersi al capoluogo. 
Nel 1874 nacque la Società di Mutuo Soccorso, fondata da Alberto Sanguinetti. Verso la fine del secolo si ebbero i primi movimenti operai e bracciantili, in concomitanza con una crisi economica e agricola che mise in ginocchio i contadini; a questo periodo risalgono anche le prime azioni socialiste, e nel 1907 si insediò la prima Giunta socialista di Granarolo. La nuova giunta portò nuove riforme, in particolare per quanto riguardava l'istruzione: vennero istituite una scuola complementare alla terza classe, una scuola serale e una scuola provvisoria nella frazione di Cadriano; tuttavia l'opposizione dei consiglieri liberali portò nel 1909 alle dimissioni della Giunta socialista. La Grande Guerra ebbe un effetto devastante su Granarolo, che contava all'epoca neanche 5000 abitanti: almeno 600 uomini vennero inviati al fronte, e 104 di essi perirono nel conflitto.

Il Comune viene così viene descritto nel volume "Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia" (Torino, Unione tipografico editrice, 1900): "Questo Comune, già facente parte del soppresso mandamento di Castel Maggiore, venne - per effetto della legge 30 marzo 1890 - aggregato al mandamento di Bologna II. Esso si stende nella pianura bolognese, al nord-nord-est dalla città. E' Comune di carattere essenzialmente rurale ed i vari centri nei quali è frazionato non sono se non agglomerati di fattorie, abitazioni ed edifizi rurali. - Granarolo, a 27 metri sul mare e a 10 chilometri da Bologna, frazione centro del Comune con circa 1200 abitanti, fa solo ed in parte eccezione a questa regola, presentandosi coll'aspetto di una discreta borgata, con una vasta chiesa parrocchiale e qualche edifizio moderno e di nuova architettura. Il territorio comunale, ben irrigato e lavorato intensamente, produce cereali e sopratutto frumento in grande quantità, foraggi in belle praterie, che nulla hanno da invidiare alle marcite lombarde; canapa, legumi e frutta. La lavorazione della canapa greggia e la tessitura casalinga, esercitata esclusivamente dalle donne, è l’unica industria del luogo all’infuori di quelle – come l’allevamento del bestiame da stalla e da cortile – aventi stretta attinenza coll’agricoltura e la produzione del suolo." Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

Granarolo dell’Emilia racchiude in sé passato, presente e futuro in una armoniosa fusione che ha saputo coniugare la tradizione agricola, elemento distintivo di questo territorio, con una consolidata realtà produttiva che fa di questo paese uno dei comuni più industrializzati della provincia. La qualità dell’amministrazione, la coesione civile, il tessuto sociale ed economico che la contraddistinguono portano, quindi, a guardare al domani con ottimismo, ad affrontare le sfide che verranno con la consapevolezza delle proprie risorse. Questo intreccio di elementi dà il senso dell’identità di Granarolo dell’Emilia, che dal 1995 si fregia del titolo di Città.


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